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LA LEGGENDA DEL TOTEM CHIAMATO
CAVALLO
a cura di Rino Macedonio Siamo al Km 58,00 della via Aurelia, precisamente sulla riva antistante la millenaria villa Romana dell'epoca Imperiale Delle Grottacce. (1) La leggenda narra che nel lontano 1964 fu compiuto un miracolo da un misterioso Totem somigliante un cavallo che apparve tra le nuvole nere, per salvare alcuni pescatori in balia del mare in tempesta. Il mare era tranquillo, sfiorato da una leggera brezza di scirocco che si percepiva appena. Il vento soffiava mite da sud-ovest, con quella che nel gergo dei meteorologi è classificata "forza due: leggera brezza". Il tramonto era vicino, così bello e grandioso, con la sua massa di nuvole splendidamente colorate. Qella sera prendevano il largo su due gusci (2) cinque pescatori della zona e si avvicinavano lentamente a forza di remate, verso la punta antistante i ruderi della villa Romana "delle Grottacce" cominciando a gettare in acqua i palangari. (3) Compariva d'improvviso l'ombra minacciosa di una grande nuvola che copriva la poca visibilità, mentre il mare cominciava ad ondeggiare paurosamente. Le due barche, in balia della tempesta, venivano sospinte sempre più verso il largo. Il mare diventò tutto plumbeo e nero e l'acqua ribolliva dal profondo. Il cielo era tutto nero, lampeggiava e tuonava; Soffiava un gran vento che gonfiava onde nere alte come montagne e tutte avevano una bianca corona di spuma. Una barca si fracassava e gli occupanti riuscivano a salire sull'altra appena in tempo a non essere inghiottiti dal mare. Le grosse nuvole andavano, venivano, si fermavano sopra le teste dei malcapitati, nere come i corvi, senbrava che guardavano con malocchio le facce tormentate dei pescatori. Si scatenò un vento burrascoso,che fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; I pescatori si sentivano venir meno nel pericolo,Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi:tutta la loro abilità era svanita.E' la fine: per quanto si sappia nuotare, nessuno si salverebbe in un mare così in tempesta. D'improvviso, in mezzo alle nuvole nere e lugubri, si apriva uno spazio: in una luce candida e madreperlata, nitidamente prendeva forma una strana figura. Sembrava un epico totem , incoronato, con due grandi occhi che fissavano i pescatori impietriti: egli li fece uscire dalle loro angosce . Il Totem aveva un remo, che fece cadere nel mare infuriato. Non appena il remo toccò l'acqua la barca cambiò subito direzione e cominciò ad avviarsi verso la riva, vincendo la forza bruta della natura. La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare. Al vedere la bonaccia essi gioirono. I cinque erano in salvo. Così come apparso, il Totem sfumava pian piano tra le nuvole, che si dissolsero solo il mattino successivo. Da allora la piccola spiaggia è denominata "Totem Beach" ed è circondata ad un alone di mistero molto particolare. RINO.M. TOTEM BEACH E' GEMELLATA CON OBAMA ISHIGAKI GIAPPONE Il Totem ama gli umani che nuotano e giocano nell'acqua e che proteggono le risorse del mare e della terra. Odia l'inquinamento e lo sfruttamento eccessivo del mare specilamente la pesca indiscriminata. Egli ha poco potere fuori dal suo ambiente naturale ma aiuta come può coloro che proteggono il mare. Il Totem è anche un antico spirito dell'acqua assume le sembianze di un serpente, un puma e un daino. E' uno spirito dei letti dei fiumi e dei posti oscuri, e conosce molti segreti nascosti. 1)
VILLA ROMANA DELLE GROTTACCE Al Km 58,200 della via Aurelia, sul piccolo
promontorio prospiciente il mare, si trovano i resti di una villa d'otium di età
imperiale che in origine doveva occupare uno spazio di circa un ettaro e mezzo.
La villa marittima viene identificata da molti studiosi di topografia antica
come il luogo dell'antico porto di Panapione. Oggi è visibile una sala
rettangolare con abside pavimentata a mosaico, forse parte della zona termale;
un criptoportico rettangolare, con ambienti centrali pavimentati in marmo,
culminante in un loggiato con arcate successivamente chiuse. Accanto al
criptoportico si allineano quattordici cisterne rettangolari con volte in
calcestruzzo, in origine alimentate da qualche sorgente vicina e successivamente
adibite a depositi. Tre pozzi circolari costruiti in opera reticolata servivano
ad attingere l'acqua dall'alto. La zona residenziale, posta nei piani superiori,
è completamente distrutta dall'erosione del mare e degli agenti atmosferici. La
grande peschiera, di fronte alla villa, di forma semicircolare articolata in una
serie di vasche interne destinate all'allevamento di pesci e molluschi,
collegata al mare tramite canali, oggi è sommersa. Le murature della villa ed i
materiali cementiti recuperati nel corso degli scavi e nello specchio d'acqua
antistante, fanno ipotizzare che le prime costruzioni risalgono alla metà del I
sec. a.C. e che sia stata frequentata fino al VI sec. d.C. (2) Il palangaro è l’attrezzo ad ami più usato a livello professionale: nelle sue linee essenziali esso ècomposto da una serie di lenze (braccioli) di cui una estremità termina con un amo e l’altra ècollegata ad un cavo (trave) lungo anche diversi chilometri. I braccioli vengono legati al trave adintervalli regolari, pari a circa 2 volte la loro lunghezza.Generalmente, la pesca del palangaro viene effettuata di notte: si cala verso il tramonto e si salpa all’alba. Durante il giorno si allestiscono le ceste e si innescano gli ami. (3) Guscio (Caicio) Piccola barca a forma di guscio di noce con costruzione a clincker, (fasciame soprapposto.) |